La famosa Torre è ormai fuori pericolo di
crollo e Michele Jamiolkowski passerà probabilmente
alla storia come l'uomo che ha raddrizzato la Torre di Pisa.
Dopo 11 anni di ricerche, esperimenti , progetti e lavori il
16 giugno 2001 si compie finalmente quello che per secoli è
stato ritenuto un miracolo impossibile: la Torre è stata
riconsegnata ai pisani e al mondo intero, raddrizzata di 44
centimetri e con una garanzia di sicurezza di almeno 300 anni.
“Quando cominciammo a lavorare” racconta
Jamiolkowski “ la situazione era davvero grave; se non
fossimo intervenuti, la Torre non avrebbe avuto scampo. Negli
ultimi decenni la situazione continuava ad aumentare
inesorabilmente di quasi due millimetri l'anno, e, all'inizio
non sapevamo bene che fare. Far le soluzioni possibili,
scegliemmo l'idea di un ingegnere romano, Fernando
Terracina, avanzata anni prima su una prestigiosa rivista
scientifica britannica, ma ignorata in Italia ”.
“ In pratica si scelse di
scavare il terreno sotto le fondamenta dalla parte opposta
alla pendenza. In questo modo si provocavano dei piccoli
cedimenti del suolo facendo abbassare la Torre su quel lato,
di conseguenza la Torre si raddrizzava ”.
“ Inizialmente, alla
base del monumento vennero sistemate delle masse di piombo per
bloccare l'inclinazione ma quando iniziarono le operazioni di
scavo, nonostante le mille precauzioni, ci fu un momento di
panico: nel settembre del 1995 la Torre ricominciò a piegarsi
dalla parte della pendenza…
Fortunatamente aumentando i piombi il pericolo
venne neutralizzato.
“ Si procedette infine con estrema cautela,
sottraendo con una quarantina di speciali trivelle il terreno
sottostante ed i risultati non tardarono ad arrivare,
lentamente il celebre campanile disegnato da Bonanno Pisano e
realizzato a partire dal 1173 e già pendente nel 1298, ancor
prima del suo completamento, dopo secoli, invertiva finalmente
il senso della sua lenta, ma inesorabile rotazione”.
Michele Jamiolkowski
E’
professore ordinario di Ingegneria Geotecnica presso il
Politecnico di Torino, dove ha consumato tutto il suo percorso
di studio e di ricerca, infatti dopo avervi ottenuto la Laurea
in Ingegneria Civile, dal 1960 al 1962 vi ha svolto la prima
attività di ricerca, divenendo assistente nel 1965 e
professore associato nel 1969. Dal 1981 è professore
ordinario.
Attualmente ricopre l’incarico di
presidente dello Studio Geotecnico Italiano di Milano, è
membro del Comitato Internazionale della Banca europea per la
messa in sicurezza dell’impianto nucleare di Chernobyl,
presidente della Società internazionale della meccanica dei
terreni e dell’ingegneria delle fondazioni, nonché dottore
honoris causa in ingegneria civile presso l’università tecnica
di Bucarest.
Nel corso della sua intensa attività
scientifica è stato autore di più di 250 pubblicazioni
tecniche, destinando particolare interesse alle tematiche
legate a: sperimentazione in sito e di laboratorio,
comportamento sforzi - deformazioni - tempo dei terreni, pali
di fondazione, miglioramento dei terreni, dinamica dei
terreni.
Il suo nome è legato indissolubilmente a due
eventi della storia recente, che ne hanno consacrato il ruolo
nel panorama dell’ingegneria geotecnica internazionale:
la stabilizzazione della Torre di Pisa e
la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.
Nel primo caso il prof. Jamiolkowski è
stato, dal 1990 al 2001, Presidente del
Comitato internazionale per la Salvaguardia della Torre di
Pisa, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri, contribuendo con la sua fine determinazione ed il
suo indiscusso ingegno a far gridare al “miracolo” la stampa
mondiale.
Il 16 giugno
2001, infatti, dopo undici anni di delicati lavori, la Torre
viene restituita ai pisani ed al patrimonio dell’umanità,
raddrizzata di 44 centimetri e con una garanzia di sicurezza
di 300 anni, ed Il 17 dicembre 2001, il Comune di Pisa, come
riconoscimento per la straordinaria impresa, conferisce al
prof. Michele Jamiolkowski la cittadinanza onoraria.
Per quanto riguarda il Ponte sullo Stretto
di Messina, Jamiolkowski è stato membro dello staff di
progettazione generale come responsabile dell’analisi
geotecnica. L’impresa di costruire il Ponte sullo Stretto di
Messina ha da sempre presentato notevolissime complicanze di
stampo geotecnico, oltre che di progettazione complessiva e di
realizzazione pratica.
Oggi, a 34 anni di distanza dal “Concorso
internazionale di idee”, bandito dall’Anas nel
1969, si è arrivati realmente ad un passo dalla
realizzazione di una delle opere di ingegneria civile più
importanti della storia dell’umanità. Un passo che per vari
motivi non si è ancora avuto il coraggio di effettuare.
(Fonte: SETTE - Corriere della Sera)
Il Terreno sotto la
Torre
Le cause dell’inclinazione sono da ricercarsi all’inizio della
costruzione, in quanto essa fu effettuata in prossimità della
sponda di un canale sotterraneo. La rottura dei terreni e il
conseguente sprofondamento mandarono le fondazioni ad
appoggiarsi su un piano inclinato e resero la pendenza
irreversibile.
Il masso murario che
costituisce le fondazioni della Torre è fatto di pietrame e
malta di "calce di S. Giuliano" , la quale possiede buone
proprietà idrauliche, ed ha una forma ad anello dotato di
gradoni sia verso l'interno sia verso l'esterno.
Il piano di posa, per
come può esser definito, è oggi inclinato (causa il
cedimento disuniforme del terreno) di circa 53' 4''
cioè del 9,6 % verso sud.
Le dimensioni dell'anello possono assumersi, per il
diametro minimo interno in 4,50 m e per quello massimo
esterno in 19,58 m; mentre per l'altezza geometrica
questa si può fissare in 2,88 m se si prende come piano
limite superiore delle fondazioni quello, che indicheremo
con
il cerchio ( vedi figura seguente ) lungo il quale la
Torre emerge attualmente dal catino.
Oppure, se prendiamo come
piano limite superiore delle fondazioni quello parallelo al
precedente e al disopra di questo per 1,03 m, che è il piano
superiore dei plinti sul quale posano gli zoccoli delle 15
colonne incassate nel muro, in questo caso l'altezza delle
fondazioni arriva a 3,91 m.
Nel 1933-35
le fondazioni furono messe a nudo per lavori di cementazione.
I lavori di cementazione ottimi e ben eseguiti, furono
imposti dal timore che le acque, sempre torbide - segno di un
trasporto continuo di materiale all'esterno - allora sorgenti
al piede della Torre e dalla muratura stessa, potessero a
lungo andare produrre danno alle fondazioni e favorire il
dissesto della Torre.
Codeste acque sorgive avevano preso a sgorgare fin da
quando, quasi un secolo prima, negli anni 1838 e 1839,
l'architetto Alessandro Gherardesca aveva riportato
alla luce il basamento della Torre che, in epoca precedente -
forse assai remota, proprio per evitare movimenti di acqua
sorgiva alla base, era stato interrato, profittando
dell'affondamento di tutta la fabbrica, fino a coprire, dalla
parte sotto pendenza "non solo la scalinata e le basi delle
colonne, ma anche porzioni dei loro fusti".
Siccome i lavori di
contenimento e di governo delle acque tentati dal Gherardesca
non ebbero un buon successo, si procedette allora a
consolidare le fondazioni e impedire la fuoriuscita delle
acque.
A opere di questo tipo si
provvide solo nel 1933-35; e furono svolte a cura dell'Ufficio
del Genio Civile di Pisa sotto la vigilanza di apposita
Commissione nominata dal Ministero dei Lavori Pubblici. I
lavori di consolidamento consistettero nell'iniettare,
con pressione effettiva di 0,5 atm, una miscela di acqua e
cemento, in ugual parti ponderali e per una quantità
totale di 1860 q, in un complesso di 361 fori, eseguiti,
attraverso le fondazioni, con sonda diamantata di 50 mm di
diametro.
La distribuzione dei fori
fu scelta col criterio di ottenere la massima uniformità di
penetrazione della miscela cementante nella massa da trattare
e fu realizzata ripartendo i fori stessi in 8 serie, 4 delle
quali sono di fori provenienti dall'esterno, 4 dall'interno,
ciascuna serie di fori essendo diversamente inclinata rispetto
all'asse della Torre.
Conseguenza certa di
questo splendido lavoro fu la totale eliminazione, tuttora
esistente, delle acque sorgive provenienti dall'anello murario
di fondazione, addirittura anche di quelle dal lato sotto
pendenza.
L'11
novembre 1972 il ministro aveva nominato una nuova
commissione, presieduta dall'ingegner Giovanni Travaglino,
essa si doveva occupare della redazione del bando e del
giudicare l'appalto-concorso per la Torre, ma si trovò a dover
affrontare un’emergenza, e cioè quella del problema della
subsidenza.
Infatti ormai la falda,
quella stessa da cui attingono acqua i pozzi di Filettole,
passa da un livello di - 4,20 m del febbraio 1973, a - 7,30 m
nel settembre dello stesso anno. Il 30 giugno 1973 un decreto
del ministro dei lavori pubblici decide la chiusura di
tutti i pozzi nel raggio di 1500 metri dal monumento.
Nel luglio 1973 la
commissione aveva commissionato alla Sogene di Roma un buffo
rastrello di tubi da distendere sulla piazza per contrappesare
la torre, se mai avesse deciso di muoversi. In realtà quell'incredibile
arnese, si scoprì poi, che poteva bilanciare appena il 10% del
momento ribaltante.
Venne poi il 1995,
l’anno in cui si ebbe un nuovo problema. Il presidente del
comitato scientifico per la salvaguardia della Torre, ingegner
Michele Jamiolkowski, annuncia la sospensione dei
lavori, in quanto sono emersi nuovi elementi di conoscenza
relativi alla Torre.
Tale elementi sono:
-
il ritrovamento sotto il
pavimento del catino di uno strato di conglomerato fino a una
profondità di circa 0,8-1,0 metri.
-
la constatazione che tale
conglomerato è collegato alla Torre mediante una doppia serie
di tubi d'acciaio aventi diametro di 67 mm. e spessore di 3,5
mm.
Quindi per raggiungere
gli strati profondi del sottosuolo dove piazzare gli
ancoraggi, la commissione di Jamiolkowski aveva infatti deciso
di rimuovere parte dei due strati di conglomerato, segandoli a
blocchi dopo aver congelato il terreno circostante con una
tecnologia spettacolare, che aveva riempito la zona
circostante alla Torre di insoliti sbuffi di vapore provocati
dall'ossigeno liquido immesso nel terreno.
L'allarme rosso è
scattato quando si è visto che a causa dei lavori eseguiti nel
1933 quella struttura collegata con i tubi d'acciaio, la cui
presenza non si riscontra in alcun documento e in nessuna
delle relazioni delle precedenti commissioni di studio, era
venuta a 'saldarsi' alla Torre subendone addirittura tutti i
movimenti.
Per questo eliminando i
blocchi sotterranei di conglomerato avveniva una sorta di
“scambio di carico” e il peso di quello che si toglieva dal
sottosuolo andava ad aumentare il carico della struttura vera
e propria del monumento.
Nel 2001
Jamiolkowski riesce dopo un’intensa attività nella storica
impresa, già descritta in precedenza, di portare, per la prima
volta, in condizioni di sicurezza la Torre.
IL COMITATO
Il Comitato di Coordinamento per la
Salvaguardia della Torre di Pisa viene istituito con legge
n. 53 del 7 marzo 1997 ed è composto da 13 esperti,
italiani e stranieri, individuati tra soggetti di alta
qualificazione scientifica.
Trattandosi del 16°
Comitato istituito dal 1298 e, dopo aver constatato come nel
passato non si fosse mai arrivati a realizzare interventi
mirati alla salvaguardia del Monumento, la legge assegnava al
Comitato in questione lo statuto di una authority con
l’ ampia facoltà di prendere in modo autonomo le decisioni di
carattere tecnico.
I membri del Comitato
Restauro materico e storia dell'arte:
· Prof. Jean Barthelemy
Ordinario di Storia dell'Architettura, Politecnico di Mons
· Prof. Michele Cordaro
Direttore Istituto Centrale per il Restauro di Roma
· Prof. M. D'Elia
Istituto centrale per il Restauro di Roma
· Prof. R. Di Stefano
Ordinario di Restauro Architettonico, Università di Napoli
· Prof. Salvatore
Settis
Ordinario di Storia dell'Arte e dell'Archeologia Classica,
Scuola Normale Superiore di Pisa
· Prof. Fernando
Veniale
Ordinario di Petrografia dei Sedimenti, Università di Pavia
Ingegneria strutturale:
· Prof. Remo Calzona
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università "La
Sapienza" di Roma
· Prof. Giuseppe
Creazza
Ordinario di Scienza delle Costruzioni, Università di Venezia
· Prof. Giorgio Croci
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università "La
Sapienza" di Roma
· Prof. Giorgio Macchi
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università di Pavia
· Prof. Luca Sanpaolesi
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università di Pisa
Ingegneria geotecnica:
· Prof. John Boscawen
Burland
Ordinario di Geotecnica, Imperial College Science and
Technology di Londra
· Prof. Ing. Michele
Jamiolkowski
Ordinario di Geotecnica, Politecnico di Torino
·
Prof. Carlo Viggiani
Ordinario di Tecnica delle Fondazioni, Università di Napoli
In precedenza hanno fatto parte del comitato:
Francesco Guerrieri, Mario Desideri, Renato Lancellotta,
Raymond Lemaire, Fritz Leonhardt, Gerald A. Leonards, Angela
Maria Romanini
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