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Michele Jamiolkowski: l'uomo che ha raddrizzato la torre di Pisa

 Marco PREVITERO

Data di pubblicazione: 10/2003

 

   La famosa Torre è ormai fuori pericolo di crollo e Michele Jamiolkowski passerà probabilmente alla storia come l'uomo che ha raddrizzato la Torre di Pisa. Dopo 11 anni di ricerche, esperimenti , progetti e lavori il 16 giugno 2001 si compie finalmente quello che per secoli è stato ritenuto un miracolo impossibile: la Torre è stata riconsegnata ai pisani e al mondo intero, raddrizzata di 44 centimetri e con una garanzia di sicurezza di almeno 300 anni.

Quando cominciammo a lavorare” racconta Jamiolkowski “ la situazione era davvero grave; se non fossimo intervenuti, la Torre non avrebbe avuto scampo. Negli ultimi decenni la situazione continuava ad aumentare inesorabilmente di quasi due millimetri l'anno, e, all'inizio non sapevamo bene che fare. Far le soluzioni possibili, scegliemmo l'idea di un ingegnere romano, Fernando Terracina, avanzata anni prima su una prestigiosa rivista scientifica britannica, ma ignorata in Italia ”.

In pratica si scelse di scavare il terreno sotto le fondamenta dalla parte opposta alla pendenza. In questo modo si provocavano dei piccoli cedimenti del suolo facendo abbassare la Torre su quel lato, di conseguenza la Torre si raddrizzava ”.

Inizialmente, alla base del monumento vennero sistemate delle masse di piombo per bloccare l'inclinazione ma quando iniziarono le operazioni di scavo, nonostante le mille precauzioni, ci fu un momento di panico: nel settembre del 1995 la Torre ricominciò a piegarsi dalla parte della pendenza… Fortunatamente aumentando i piombi il pericolo venne neutralizzato.

“ Si procedette infine con estrema cautela, sottraendo con una quarantina di speciali trivelle il terreno sottostante ed i risultati non tardarono ad arrivare, lentamente il celebre campanile disegnato da Bonanno Pisano e realizzato a partire dal 1173 e già pendente nel 1298, ancor prima del suo completamento, dopo secoli, invertiva finalmente il senso della sua lenta, ma inesorabile rotazione”.

 
Michele Jamiolkowski

   E’ professore ordinario di Ingegneria Geotecnica presso il Politecnico di Torino, dove ha consumato tutto il suo percorso di studio e di ricerca, infatti dopo avervi ottenuto la Laurea in Ingegneria Civile, dal 1960 al 1962 vi ha svolto la prima attività di ricerca, divenendo assistente nel 1965 e professore associato nel 1969. Dal 1981 è professore ordinario.

   Attualmente ricopre l’incarico di presidente dello Studio Geotecnico Italiano di Milano, è membro del Comitato Internazionale della Banca europea per la messa in sicurezza dell’impianto nucleare di Chernobyl, presidente della Società internazionale della meccanica dei terreni e dell’ingegneria delle fondazioni, nonché dottore honoris causa in ingegneria civile presso l’università tecnica di Bucarest.

   Nel corso della sua intensa attività scientifica è stato autore di più di 250 pubblicazioni tecniche, destinando particolare interesse alle tematiche legate a: sperimentazione in sito e di laboratorio, comportamento sforzi - deformazioni - tempo dei terreni, pali di fondazione, miglioramento dei terreni, dinamica dei terreni.

   Il suo nome è legato indissolubilmente a due eventi della storia recente, che ne hanno consacrato il ruolo nel panorama dell’ingegneria geotecnica internazionale: la stabilizzazione della Torre di Pisa e la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.

   Nel primo caso il prof. Jamiolkowski è stato, dal 1990 al 2001, Presidente del Comitato internazionale per la Salvaguardia della Torre di Pisa, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, contribuendo con la sua fine determinazione ed il suo indiscusso ingegno a far gridare al “miracolo” la stampa mondiale.

   Il 16 giugno 2001, infatti, dopo undici anni di delicati lavori, la Torre viene restituita ai pisani ed al patrimonio dell’umanità, raddrizzata di 44 centimetri e con una garanzia di sicurezza di 300 anni, ed Il 17 dicembre 2001, il Comune di Pisa, come riconoscimento per la straordinaria impresa, conferisce al prof. Michele Jamiolkowski la cittadinanza onoraria.

   Per quanto riguarda il Ponte sullo Stretto di Messina, Jamiolkowski è stato membro dello staff di progettazione generale come responsabile dell’analisi geotecnica. L’impresa di costruire il Ponte sullo Stretto di Messina ha da sempre presentato notevolissime complicanze di stampo geotecnico, oltre che di progettazione complessiva e di realizzazione pratica.

   Oggi, a 34 anni di distanza dal “Concorso internazionale di idee”, bandito dall’Anas nel 1969, si è arrivati realmente ad un passo dalla realizzazione di una delle opere di ingegneria civile più importanti della storia dell’umanità. Un passo che per vari motivi non si è ancora avuto il coraggio di  effettuare.

(Fonte: SETTE - Corriere della Sera)

 

Il Terreno sotto la Torre

   Le cause dell’inclinazione sono da ricercarsi all’inizio della costruzione, in quanto essa fu effettuata in prossimità della sponda di un canale sotterraneo. La rottura dei terreni e il conseguente sprofondamento mandarono le fondazioni ad appoggiarsi su un piano inclinato e resero la pendenza irreversibile.

   Il masso murario che costituisce le fondazioni della Torre è fatto di pietrame e malta di "calce di S. Giuliano" , la quale possiede buone proprietà idrauliche, ed ha una forma ad anello dotato di gradoni sia verso l'interno sia verso l'esterno.

   Il piano di posa, per come può esser definito, è oggi inclinato (causa il cedimento disuniforme del terreno) di circa 53' 4'' cioè del 9,6 % verso sud.
   Le dimensioni dell'anello possono assumersi, per il diametro minimo interno in 4,50 m e per quello massimo esterno in 19,58 m; mentre per l'altezza geometrica questa si può fissare in 2,88 m se si prende come piano limite superiore delle fondazioni quello, che indicheremo
con il cerchio ( vedi figura seguente ) lungo il quale la Torre emerge attualmente dal catino.

 Oppure, se prendiamo come piano limite superiore delle fondazioni quello parallelo al precedente e al disopra di questo per 1,03 m, che è il piano superiore dei plinti sul quale posano gli zoccoli delle 15 colonne incassate nel muro, in questo caso l'altezza delle fondazioni arriva a 3,91 m. 

Nel 1933-35 le fondazioni furono messe a nudo per lavori di cementazione. I lavori di cementazione ottimi e ben eseguiti, furono imposti dal timore che le acque, sempre torbide - segno di un trasporto continuo di materiale all'esterno - allora sorgenti al piede della Torre e dalla muratura stessa, potessero a lungo andare produrre danno alle fondazioni e favorire il dissesto della Torre.
   Codeste acque sorgive avevano preso a sgorgare fin da quando, quasi un secolo prima, negli anni 1838 e 1839, l'architetto Alessandro Gherardesca aveva riportato alla luce il basamento della Torre che, in epoca precedente - forse assai remota, proprio per evitare movimenti di acqua sorgiva alla base, era stato interrato, profittando dell'affondamento di tutta la fabbrica, fino a coprire, dalla parte sotto pendenza "non solo la scalinata e le basi delle colonne, ma anche porzioni dei loro fusti".

   Siccome i lavori di contenimento e di governo delle acque tentati dal Gherardesca non ebbero un buon successo, si procedette allora a consolidare le fondazioni e impedire la fuoriuscita delle acque.

   A opere di questo tipo si provvide solo nel 1933-35; e furono svolte a cura dell'Ufficio del Genio Civile di Pisa sotto la vigilanza di apposita Commissione nominata dal Ministero dei Lavori Pubblici. I lavori di consolidamento consistettero nell'iniettare, con pressione effettiva di 0,5 atm, una miscela di acqua e cemento, in ugual parti ponderali e per una quantità totale di 1860 q, in un complesso di 361 fori, eseguiti, attraverso le fondazioni, con sonda diamantata di 50 mm di diametro.

   La distribuzione dei fori fu scelta col criterio di ottenere la massima uniformità di penetrazione della miscela cementante nella massa da trattare e fu realizzata ripartendo i fori stessi in 8 serie, 4 delle quali sono di fori provenienti dall'esterno, 4 dall'interno, ciascuna serie di fori essendo diversamente inclinata rispetto all'asse della Torre.

   Conseguenza certa di questo splendido lavoro fu la totale eliminazione, tuttora esistente, delle acque sorgive provenienti dall'anello murario di fondazione, addirittura anche di quelle dal lato sotto pendenza.

   L'11 novembre 1972 il ministro aveva nominato una nuova commissione, presieduta dall'ingegner Giovanni Travaglino, essa si doveva occupare della redazione del bando e del giudicare l'appalto-concorso per la Torre, ma si trovò a dover affrontare un’emergenza, e cioè quella del problema della subsidenza.

   Infatti ormai la falda, quella stessa da cui attingono acqua i pozzi di Filettole, passa da un livello di - 4,20 m del febbraio 1973, a - 7,30 m nel settembre dello stesso anno. Il 30 giugno 1973 un decreto del ministro dei lavori pubblici decide la chiusura di tutti i pozzi nel raggio di 1500 metri dal monumento.

   Nel luglio 1973 la commissione aveva commissionato alla Sogene di Roma un buffo rastrello di tubi da distendere sulla piazza per contrappesare la torre, se mai avesse deciso di muoversi. In realtà quell'incredibile arnese, si scoprì poi, che poteva bilanciare appena il 10% del momento ribaltante.

   Venne poi il 1995, l’anno in cui si ebbe un nuovo problema. Il presidente del comitato scientifico per la salvaguardia della Torre, ingegner Michele Jamiolkowski, annuncia la sospensione dei lavori, in quanto sono emersi nuovi elementi di conoscenza relativi alla Torre.

   Tale elementi sono:

-         il ritrovamento sotto il pavimento del catino di uno strato di conglomerato fino a una profondità di circa 0,8-1,0 metri.

-         la constatazione che tale conglomerato è collegato alla Torre mediante una doppia serie di tubi d'acciaio aventi diametro di 67 mm. e spessore di 3,5 mm.

   Quindi per raggiungere gli strati profondi del sottosuolo dove piazzare gli ancoraggi, la commissione di Jamiolkowski aveva infatti deciso di rimuovere parte dei due strati di conglomerato, segandoli a blocchi dopo aver congelato il terreno circostante con una tecnologia spettacolare, che aveva riempito la zona circostante alla Torre di insoliti sbuffi di vapore provocati dall'ossigeno liquido immesso nel terreno.

   L'allarme rosso è scattato quando si è visto che a causa dei lavori eseguiti nel 1933 quella struttura collegata con i tubi d'acciaio, la cui presenza non si riscontra in alcun documento e in nessuna delle relazioni delle precedenti commissioni di studio, era venuta a 'saldarsi' alla Torre subendone addirittura tutti i movimenti.

   Per questo eliminando i blocchi sotterranei di conglomerato avveniva una sorta di “scambio di carico” e il peso di quello che si toglieva dal sottosuolo andava ad aumentare il carico della struttura vera e propria del monumento.

   Nel 2001 Jamiolkowski riesce dopo un’intensa attività nella storica impresa, già descritta in precedenza, di portare, per la prima volta, in condizioni di sicurezza la Torre.

 

IL COMITATO

   Il Comitato di Coordinamento per la Salvaguardia della Torre di Pisa viene istituito con legge n. 53 del 7 marzo 1997 ed è composto da 13 esperti, italiani e stranieri, individuati tra soggetti di alta qualificazione scientifica.

   Trattandosi del 16° Comitato istituito dal 1298 e, dopo aver constatato come nel passato non si fosse mai arrivati a realizzare interventi mirati alla salvaguardia del Monumento, la legge assegnava al Comitato in questione lo statuto di una authority con l’ ampia facoltà di prendere in modo autonomo le decisioni di carattere tecnico.

I membri del Comitato

Restauro materico e storia dell'arte:

·  Prof. Jean Barthelemy
Ordinario di Storia dell'Architettura, Politecnico di Mons

·  Prof. Michele Cordaro
Direttore Istituto Centrale per il Restauro di Roma

·  Prof. M. D'Elia
Istituto centrale per il Restauro di Roma

·  Prof. R. Di Stefano
Ordinario di Restauro Architettonico, Università di Napoli

·  Prof. Salvatore Settis
Ordinario di Storia dell'Arte e dell'Archeologia Classica, Scuola Normale Superiore di Pisa

·  Prof. Fernando Veniale
Ordinario di Petrografia dei Sedimenti, Università di Pavia

Ingegneria strutturale:

·  Prof. Remo Calzona
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università "La Sapienza" di Roma

·  Prof. Giuseppe Creazza
Ordinario di Scienza delle Costruzioni, Università di Venezia

·  Prof. Giorgio Croci
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università "La Sapienza" di Roma

·  Prof. Giorgio Macchi
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università di Pavia

·  Prof. Luca Sanpaolesi
Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Università di Pisa

Ingegneria geotecnica:

·  Prof. John Boscawen Burland
Ordinario di Geotecnica, Imperial College Science and Technology di Londra

·  Prof. Ing. Michele Jamiolkowski
Ordinario di Geotecnica, Politecnico di Torino

·  Prof. Carlo Viggiani
Ordinario di Tecnica delle Fondazioni, Università di Napoli

In precedenza hanno fatto parte del comitato:

Francesco Guerrieri, Mario Desideri, Renato Lancellotta, Raymond Lemaire, Fritz Leonhardt, Gerald A. Leonards, Angela Maria Romanini


Notizie prese dai seguenti siti :

:: La Torre di Pisa - official web site
:: Torre di Pisa - The Leaning Tower
                                            

Marco PREVITERO

marcoprevitero@costruzioni.net




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